Pur nell’orrore dei campi di concentramento, un numero sorprendente di deportati riuscì a comporre musica, a compiere un atto di sopravvivenza creativa che è anche un testamento eroico della capacità dello spirito di trionfare sul Male.
Le opere venivano spesso composte di nascosto, nelle baracche, portando via le poche ore di sonno prezioso; o nelle infermerie, dove, per la paura di contagio, la sorveglianza era meno stretta. Febbrilmente, sapendo di avere i giorni contati, i musicisti scrivevano su carta igienica, carta da pacchi, brandelli di vestiti, sacchi di iuta, o vergavano le note – che poi i compagni di sventura mandavano a memoria, una ciascuno – persino sui campi secchi di patate.
È un miracolo che tanta musica sia stata composta in circostanze così disperate. Ed è un miracolo che sia giunta fino a noi. In alcuni casi, furono SS melomani ad evitarne la distruzione; in altri fu la connivenza di guardie, di prigionieri politici che avevano maggior libertà di movimento, ad assicurarne la sopravvivenza. C’è chi seppellì gli spartiti nelle baracche, e qualche sopravvissuto riuscì poi a recuperarli alla fine della guerra.
Concerti per il Giorno della Memoria
I violini della speranza
27 Gennaio 2014, Auditorium Parco della Musica di Roma, Sala Sinopoli, nasce dal lavoro di Amnon Weinstein, un liutaio che ha dedicato la vita a cercare e restaurare i violini che hanno accompagnato gli ebrei perseguitati nella loro fuga dalla persecuzione nazista e nei campi di concentramento. Suonati da solisti di provenienza e fede diverse, tra cui i virtuosi Schlomo Mintz e Francesca Dego, e dai giovanissimi musicisti della Juni Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il concerto ha avuto il momento culminate nel Concerto per quattro violini di Vivaldi, suonato dai quattro solisti, un potente invito alla riflessione collettiva su tutti i genocidi e crimini contro l’umanità, ma soprattutto un invito alla pace e alla speranza. La presenza simbolica sul palco dei ragazzi della Juni Orchestra, diretti da Yoel Levi, ha ha sottolineato la necessità che fiaccola del ricordo passi oggi alle giovani generazioni.
Tutto ciò che mi resta
26 gennaio 2015, Auditorium Parco della Musica di Roma, Sala Santa Cecilia, ha presentato in prima mondiale una straordinaria raccolta di musiche scritte nei campi di concentramento e raccolte in trent’anni di lavoro da Francesco Molta musica fu scritta nei campi di concentramento. Composizioni che sono spesso autentici capolavori e spaziano per tutti i generi, dalla classica al jazz, dalla musica klezmer al cabaret. Furono scritte da uomini disperati, per i quali costituirono l’ultima possibilità di sopravvivenza spirituale, la suprema testimonianza di umanità contro chi li considerava, e li trattava, come animali da macello.
Toscanini, il coraggio della musica
27 gennaio 2016, Auditorium Parco della Musica di Roma, sala Santa Cecilia, ha voluto celebrare l’impegno etico e politico del grande direttore d’orchestra. Toscanini non solo si autoesiliò in America per protesta contro il regime fascista, ma nel 1936 accettò di dirigere gratuitamente a Tel Aviv la neonata Palestine Orchestra. Era formata da musicisti ebrei che riuscirono, grazie a questa iniziativa, a ottenere il visto per la Palestina dal Mandato Britannico, che allora difficilmente rilasciava permessi di immigrazione agli ebrei.
Serata Colorata
26 Gennaio 2017 – Auditorium Parco della Musica, Roma.
Ferramonti è una località in provincia di Cosenza dove sorse uno dei più grandi campi di concentramento italiani della seconda guerra mondiale.
Vi transitarono, fra il giugno 1940 e il settembre 1943, più di 3.000 ebrei stranieri e anche apolidi, dissidenti politici, cittadini di nazioni nemiche, slavi e indesiderati. Oggi pochi ne ricordano anche solo il nome. E’ storia rimasta per decenni sconosciuta, che è un dovere riportare alla memoria.
Libero è il mio canto
16 Gennaio 2019 – Auditorium Parco della Musica, Roma.
Le donne internate nei lager tedeschi, nei gulag russi, nei campi giapponesi e africani durante la seconda guerra mondiale, donne ebree, tedesche, polacche, ungheresi, italiane, olandesi, ma anche britanniche e australiane, sovietiche e rom, composero molta musica, a volte con il consenso dei loro aguzzini, a volte di nascosto. Sono testimonianze struggenti della creatività femminile, e della capacità di non arrendersi al male cercando disperata consolazione nella bellezza e nell’arte. E sono anche pezzi di grande valore musicale, che modificano la comune percezione della musica scritta dall’altra metà del cielo e pongono l’accento sulla discriminazione di cui le compositrici sono state fatte e continuano a essere oggetto.
Là dove giace il cuore
23 Gennaio 2020 – Auditorium Parco della Musica, Roma.
Dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden, la storia di Israel è segnata dalle peregrinazioni e dalla nostalgia per il Paradiso perduto. Dalla deportazione Babilonese, alla schiavitù in Egitto, dalla espulsione dalla Spagna nel 1492, fino alla fuga dai pogrom e dalle guerre nel Novecento, la condizione di esilio e sradicamento ha segnato nel profondo l’identità del Popolo ebraico, accompagnandone la storia.
Tutti i concerti son stati promossi dall’UCEI-Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e realizzati in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia . Sono stati trasmessi in diretta da RAI5 e hanno ricevuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.